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Sant’Ilario di Atella – Borgo Antico
Il borgo antico di Sant’Ilario prende il nome dall’omonimo Santo francese da Poitiers, del quale la leggenda ne sottolinea il passaggio durante il suo viaggio in Terra Santa.
E’ situato a 880 m.s.l.m., su un contrafforte dell’appennino che declina gradualmente nella sottostante Valle di Vitalba.
Nasce intorno all’anno Mille, come fortificazione, insieme ad altre circostanti, denominate “Castelli di Sant’Ilario”, che controllavano il “Tratturo Regio” (Potenza-Venosa) denominato anche, nella tratta Sant’Ilario-Atella, “Tratturo della Croce del Monaco”. Nel Medioevo infatti, è stato feudo dei Templari la cui presenza è testimoniata anche dal rinvenimento nel borgo, di una croce ricrociata in ferro battuto.
Data la posizione strategica, il Borgo, diventa, dopo l’unità d’Italia, durante la penosa Questione Meridionale, dimora e capolinea dei Briganti determinando un notevole scompiglio nella vita della comunità aviglianese insediatasi agli inizi dell’Ottocento. Viene, infatti, bruciato due volte: una volta dagli stessi briganti per punire i cittadini e una volta dalla Guardia Nazionale, nel vano tentativo di allontanare definitivamente i briganti. Intorno a queste vicende brigantesche, nei locali del Comitato pro-S.Ilario, è stata allestita una mostra permanente di documenti e foto che è possibile visitare.
L’aumento demografico del Borgo, determina due significativi spopolamenti: uno agli inizi del Novecento, quando molti partono per l’America e un altro dopo la seconda guerra mondiale, quando moltissime famiglie, in seguito all’attribuzione di quote agrarie, insediano il nuovo territorio di Montesirico, nello stesso comune di Atella.
Negli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, diviene un importante punto di riferimento commerciale ed artigianale, anche per i comuni limitrofi. Negli anni ‘70 subisce il terzo e inesorabile spopolamento, come tutti i paesi della Basilicata, riducendo la popolazione ad un numero di circa 100 abitanti.
Oggi per fortuna, il borgo è molto visitato da scolaresche e turisti che arrivano numerosi per scoprire:
la bellezza della sua chiesetta antica, scelta da numerose coppie per sposarsi, fra le quali una in particolare sopraggiunta da Boston (USA).
la semplicità della sua architettura, costruita con pietre riciclate dai ruderi dei leggendari Castelli di Sant’Ilario su cui spicca la diruta roccaforte contornata da resti di pavimentazioni medievali.
Il Borgo, inoltre, è visitato:
per la presenza, dal 2015, del “Museo dell’Arte Arundiana”, unico nel suo genere, che raccoglie opere d’arte realizzate con l’arundo-donax, ovvero la canna mediterranea.
per la bellezza del territorio circostante, ricco di boschi e di sorgenti di acque naturali, ferruginose e sulfuree che alimentano per tutto l’anno le cascate del torrente Arvivo.
A far da cornice, cascate di gerani adornano la piazzetta e i vicoli del Borgo che conducono nella parte alta del Borgo, alla “casa di Monnalisa arundiana” e ad un poderoso frassino secolare, eretto finalmente ad albero monumentale nazionale, che, oltre ad avere un nome, “Ilarione”, è diventato da poco, un frassino parlante che racconta ai visitatori la sua storia e le vicende del Borgo.